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Evagrio Pontico, Logos praktikos (3)

Evagrio Pontico, Logos praktikos (3)

Mar 30

Brano precedente: Evagrio Pontico, Logos praktikos (2)

 

Nei confronti degli otto pensieri

15. Ebbene, stabilizzano l’intelletto vagante

[1] lettura e

[2] veglia e

[3] preghiera;

mortificano, poi, il desiderio deflagrante

[1] fame e

[2] fatica e

[3] solitudine;

fan riposare, poi, l’animo incollerito

[1] salmodia e

[2] longanimità e

[3] misericordia;

e questi atti van generati nei tempi debiti e nelle misure convenienti: ecco, quelli senza misura ed intempestivi son temporanei; ma quel ch’è temporaneo è più dannoso e svantaggioso.

16. Allorché la nostra anima si proietta su differenti cibi, in tal frangente sia costretta a pane ed acqua affinché divenga grata per un mero boccone: la sazietà, ecco, desidera svariate vivande, mentre la fame ritiene che la sazietà del pane sia beatitudine.

17. L’indigenza di acqua contribuisce assolutamente alla continenza; e te ne persuaderanno quei trecento tra gli Israeliti che vinsero Midian con Gedeone (Gd, 7, 5-7).

18. Come è tra le cose non ammissibili che vita e morte avvengano simultaneamente nell’identico soggetto, così è tra le cose impossibili che l’agapē coesista con le ricchezze: l’agapē, ecco, toglie non solo le ricchezze, ma anche questo: la nostra vita precaria.

19. Colui che fugge tutti i piaceri mondani è torre impenetrabile per il demone della tristezza: tristezza, ecco, è privazione di un piacere o presente od atteso, è impossibile dunque che lo fuggiamo noi che abbiamo passione per essi: stabilisce, ecco, la trappola e produce la tristezza là dove scorge che noi siamo più annuenti.

20. Ira ed odio aumentano l’animosità; invece la misericordia e la dolcezza la diminuiscono quando c’è.

21. Il sole non tramonti sul nostro adirarci (Ef, 4, 26) affinché i demoni, sopraggiungendo nottetempo, non atterriscano l’anima e rendano l’intelletto più vile per la guerra del giorno seguente: ecco, i fantasmi paurosi si generano per natura dal turbamento dell’animo; null’altro, dunque, rende così disertore l’intelletto come un animo turbato.

22. Quando la parte irascibile della nostra anima, aggrappandosi a pretesti, è disturbata, in tale frangente i demoni ci suggeriscono che l’anacoresi è bella affinché non allontaniamo noi stessi dal turbamento dissolvendo le cause della tristezza.

Ma quando la parte irascibile si riscalda, allora ci rendono daccapo socievoli chiamandoci duri e villani affinché, desiderando corpi, incontriamo corpi. Non ci si deve fidare di loro: meglio dunque fare il contrario.

23. Non darti al pensiero dell’ira combattendo con l’intelligenza l’addolorante, e neanche daccapo a quello della lussuria fantasticando per lo più sul piacere: quello, ecco, oscura l’anima, mentre questo la richiama alla focosità della passione: ciascuno dei due, dunque, lorda l’intelletto.

Ed al momento della preghiera, fantasticando sulle immagini e non offrendo una preghiera pura a Dio, subito cascherai per il demone dell’accidia, il quale assalta moltissimo in tali stati e, a mo’ di cane, dilacera l’anima come fosse un cerbiatto.

 

Brano seguente: Evagrio Pontico, Logos praktikos (4)

 

 


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