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Platone, Filebo (28)

Platone, Filebo (28)

Gen 01

Brano precedente: Platone, Filebo (27)

 

SOCRATE  Lo si conceda; e daccapo bisogna andare alla sorgente dei piaceri. Infatti non ci è riuscito di mischiarli come avevamo pensato – prima le parti vere –, ma, per amore di ogni scienza stabile, le abbiam lasciate assembrarsi nell’identico punto ancor prima [62e] dei piaceri.

PROTARCO  Dici cose verissime.

SOCRATE  È ora, dunque, che noi due deliberiamo anche intorno ai piaceri: se bisogna dar adito in assembramento anche a tutti questi oppure se bisogna che noi concediam adito in primis a quanti son veri.

PROTARCO  In ciò la differenza: in relazione, ecco, alla sicurezza è molto meglio conceder adito in primis a quelli veri.

SOCRATE  Si conceda loro adito dunque. Che fare, dunque, dopo di questo? Se alcuni son necessari, come in quell’altro caso, non bisogna forse mescolare anche questi?

PROTARCO  Perché no, dunque? Ecco, per quelli necessari, ovvio.

SOCRATE  [63a] E dunque ecco che se, come nella vita era non dannoso e vantaggioso aver scienza stabile di tutte le tecniche, anche adesso dunque argomentassimo le stesse cose per i piaceri, bisognerebbe fonderli tutti, se però nella vita godere di tutti i piaceri è conveniente per noi e non dannoso per nessuno.

PROTARCO  E dunque come argomentiamo per quel che concerne proprio questi piaceri? Eh, come facciamo?

SOCRATE  Non a noi, Protarco, bisogna porre il quesito, bensì ai piaceri stessi ed ai pensieri, informandoci su tale questione dagli uni per quel che concerne gli altri.

PROTARCO  [63b] Qual è questo quesito?

SOCRATE  «Amici, sia che bisogni appellarvi ‘piaceri’, sia che bisogni farlo con qualunque altro nome, accettereste forse di abitare con ogni pensiero piuttosto che esser separati dal pensare?». Beh, credo che sia assolutamente necessario che essi ribattano con questa risposta a questo.

PROTARCO  Qual è questa risposta?

SOCRATE  Ciò che per l’appunto è stato detto in precedenza: «Che un qualche genere sia solo, isolato, discreto è qualcosa di totalmente non possibile né vantaggioso; [63c] tra tutti, ecco, i generi condottici davanti uno ad uno, riteniamo migliore come coabitatore per noi quello del conoscere tutti gli altri e ciascuno di noi nel modo più perfetto possibile».

PROTARCO  «Ed ecco che adesso avete risposto bene», affermeremo.

SOCRATE  Rettamente. Toh, adesso, dopo di questo, va daccapo rivolto un quesito al pensiero ed all’intelletto. «Abbisognate forse di qualche piacere nella fusione?», potremmo allora dire all’intelletto ed al pensiero, che allora risponderebbero chiedendo: «Di quali piaceri?».

PROTARCO  Verosimile.

SOCRATE  [63d] Dopodiché, ecco dunque, questo è il nostro discorso: «Oltre che con quei piaceri veri – diremo – c’è ancora bisogno per voi di essere coinquilini dei piaceri massimi e di quelli più forti?». «E come, Socrate? – forse direbbero – Ecco che per noi vi son contenute miriadi d’impedimenti che turbano con follie le anime in cui abitiamo e che, all’inizio, non ci permettono di generarci e per lo più [63e] distruggono in tutto e per tutto i figli da noi generati innescandone l’oblio mediante trascuratezza. Ma considera i piaceri veri e puri dei quali hai parlato quasi nostri familiari e, oltre a questi, mischia tutti quelli che accompagnano la salute e la temperanza e dunque anche quanti vengono ad esser seguaci della virtù nel suo complesso, come di una dea, e la scortano dappertutto; quelli, invece, che seguono sempre la dissennatezza e ogni male sarebbe affatto illogico che li mischiasse coll’intelletto colui che vuole vedere una mistione ed una fusione che sia la più bella e la più stabilizzata, [64a] nella quale sperimentare la comprensione mentale di che cosa sia mai, nell’uomo e nel tutto, il bene e quale sia mai l’idea da specificarsi come indovinata per essa». Non professeremo forse che le parole di adesso dell’intelletto su se stesso, sulla memoria e sull’opinione retta rispondono saggiamente e coerentemente?

PROTARCO  Beh, in tutto e per tutto.

SOCRATE  Beh, ma anche questo, ecco, è necessario, altrimenti nessuna cosa si genererebbe giammai.

SOCRATE  [64b] Cioè?

SOCRATE  Quello a cui non mischieremo verità, non può mai generarsi né essersi generato.

PROTARCO  Ecco, come potrebbe?

SOCRATE  In nessun modo. Ma, se questa fusione ha ancora bisogno di qualcosa, ditelo, tu e Filebo. A me, ecco, il ragionamento di adesso pare realizzato come se fosse un qualche cosmo incorporeo che comanda bene un corpo animato.

PROTARCO  Toh, Socrate, di’ pure che anche a me è sembrato così.

 

 


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