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Platone, Parmenide (9)

Platone, Parmenide (9)

Mag 22

Brano precedente: Platone, Parmenide (8)

 

«E non sarà proprio identico né a un diverso né a sé stesso, e non sarà neppure diverso né da sé stesso né da un diverso». «Perché?» «Essendo diverso da sé stesso sarebbe diverso dall’uno e non sarebbe uno». «Vero». «Ed essendo identico ad un diverso sarebbe quello e non sarebbe più sé stesso, [139c] cosicché non sarebbe ciò che è, cioè uno, ma sarebbe diverso dall’uno». «Ecco, quindi non sarebbe ciò che è». «Allora non sarà identico ad un diverso o diverso da sé stesso». «No, infatti». «Però non sarà diverso da un diverso, sinché sia uno: infatti essere diverso da qualcosa conviene non all’uno ma solo al diverso da un diverso, ed a null’altro». «Correttamente». «In questo allora, nell’essere uno, non sarà diverso; o credi di sì?» «No, ohibò!» «Ma se in questo non lo è, non lo sarà neppure in sé stesso, ma se non lo è in sé stesso, neppure esso stesso lo sarà: esso dunque, non essendo in nessun modo diverso, non sarà diverso da nulla». [139d] «Correttamente». «Sì, ma neppure sarà identico a sé stesso». «Ma come no?» «La natura dell’uno non è affatto anche identica a quella dell’identico» «E perché?» «Perché quando qualcosa diviene identico a qualcos’altro, non diventa uno». «Beh, ma perché?» «Divenendo identico ai molti, di necessità diventa molti ma non uno». «Vero». «Ma se l’uno e l’identico non differiscono in nessuna maniera, allorquando qualcosa divenisse identico diverrebbe sempre uno ed allorquando divenisse uno diverrebbe identico». [139e] «Assolutamente sì». «Se l’uno sarà identico a sé stesso, allora non sarà uno con sé stesso, e così, pur essendo uno, non sarà uno. Ma questo, ecco, è impossibile; è impossibile allora per l’uno sia essere diverso da un diverso sia anche essere identico a sé stesso». «Impossibile». «E così ecco che l’uno giammai sarebbe diverso oppure identico né rispetto a sé stesso né rispetto ad un diverso». «No, ecco».

«E non sarà né simile né dissimile a qualcosa, né a sé stesso né ad un diverso». «E perché?» «Perché l’identico è in qualche modo passibile di esser simile». «Sì». «Eppure parve che l’identico fosse di natura separato dall’uno». [140a] «Parve sì». «Ma se l’uno patisse qualcosa di separato dall’essere uno, allora patirebbe l’essere più di uno, però questo è impossibile». «Sì». «Allora l’uno non è in nessun modo passibile d’essere identico né ad altro né a sé». «Pare di no». «Allora non è possibile neppure che esso sia simile né ad altro né a sé stesso». «Sembra di no». «Ecco che l’uno non è neppure passibile di essere diverso: e, qualora fosse così, ecco che sarebbe passibile di essere più di uno». «Più di uno, ecco». «Ecco che quel che è passibile di essere diverso o da sé stesso o da altro sarebbe dissimile o da sé stesso o da altro, [140b] se quel che è passibile di esser identico è simile». «Correttamente». «Ecco invece che l’uno – come sembra – non essendo in alcun modo passibile di essere diverso, non è in alcun modo dissimile né da sé né da un diverso». «No, infatti». «Allora l’uno non sarebbe mai né simile né a un diverso né a sé stesso né dissimile né da un diverso né da sé stesso». «Pare di no».

«Ebbene ecco che, essendo tale, non sarà né uguale né disuguale né a sé stesso né ad altro». «Come?» «Essendo uguale, sarà delle stesse misure di quello a cui è uguale». «Sì». «Essendo invece in qualche modo maggiore o minore, [140c] rispetto agli enti cui è commisurabile avrà più unità di misura di quelli minori e meno di quelli maggiori». «Sì». «Invece rispetto agli enti cui non è commensurabile sarà costituito di unità di misura più piccole in un caso e più grandi nell’altro». «Sì, come no?» «Non è quindi impossibile che quel che non ha parte dell’identico sia costituito o dalle identiche misure o da qualsiasi altra proprietà identica?» «Impossibile». «Allora non può essere uguale né a sé stesso né ad altro, non essendo costituito dalle stesse misure». «Pare proprio di no». «Ma ecco che se fosse costituito di più o meno misure, allora sarebbe costituito di tante parti quante sono le misure, e [140d] così non sarà più uno ma tanti quante sono le misure». «Correttamente». «Se invece fosse di un’unica misura, verrebbe ad essere uguale alla misura; questo – che esso sia uguale a qualcosa – però parve impossibile». «Ecco sì, parve impossibile». «Allora, non avendo parte né di una misura né di molte né di poche, né avendo assolutamente parte dell’identico, non sarà mai uguale né a sé stesso – come sembra – né ad altro, e neanche maggiore né minore né di sé stesso né di un diverso». «Ebbene, è assolutamente così».


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