Temi e protagonisti della filosofia

Fare filosofia è argomentare (2)

Fare filosofia è argomentare (2)

Mar 08

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Articolo precedente: Fare filosofia è argomentare (1)

 

Che cosa fanno i filosofi? Dimostrano, argomentano, spiegano? È una questione epistemologicamente controversa; diciamo che mai comunque sono in grado di rispondere con un sì o un no decisivo. E pretenderlo da loro sarebbe come chiedere a un tennista di fare goal, avverte Friedrich Waismann [1].

Per cercare di rispondere alla domanda relativa a che cosa fa, e che cosa non fa, il filosofo, vediamo quali sono i suoi strumenti. Può servirsi di un robusto martello e scalpello aristotelici (ma anche nietzscheano: Come si filosofa col martello è lo smantellante sottotitolo di Crepuscolo degli idoli), una buona squadra geometrica kantiana, una leva hegeliana, una mano nuda husserliana, un trapano ermeneutico heiddegeriano, secondo le diverse fogge che può assumere lo strumento della critica a giudizio del logicostorico Paul Wouters [2].

Ma il primo dei ferri del mestiere del filosofo è, a mio parere, una buona bilancia (meglio se di quelle a due bracci) per ponderare gli argomenti.

La filosofia dovrebbe formare non solo persone addestrate a pensare monologicamente, ma anche a pesare, a pesare i pro e i contro, dialogicamente.

Nel ragionamento filosofico c’è finezza e indirettezza; c’è molta ed essenziale retorica; quella retorica filosofica che preoccupava già Platone, quando metteva in guardia dal rischio di screditare i ragionamenti per la difficoltà di stabilirne la verità o la falsità, perché c’è il rischio che ci vengano in odio i ragionamenti come ci vengono in odio gli uomini, per delusione:

Si diventa misologi come si diventa misantropi.[3]

Per questo filosofo e filosofia, in alcune accezioni, rimandano a un portare argomenti, sofisticati o sofistici, a ragionare in modo intrigante, se non capzioso, talora a vendere fumo, anche; ad essere bravo a parlare e soprattutto a discutere.

L’«argomentario» è non solo nel kit del candidato alle elezioni, ma anche nel kit del candidato filosofo, ma che ci sia non è male: trovare ragioni e trovare argomenti è una capacità quantomai preziosa, vuoi che consista nello scoprirli vuoi che consista nell’inventarli [4].

È risaputo che la filosofia non dà risposte risolute o risolutive. È un mezzo e non un fine. È essa stessa uno strumento. Incita a pensare, stimola a discutere, sprona ad argomentare; meglio se pro e contro, scevra dal timore che il dia-logo e la dia-triba siano dia-bolici e consapevole che il ragionare semplice e chiaro, franco e onesto, è una condizione meramente ideale.

 

Note

[1] How I See Philosophy, in Contemporary British Philosophy, ed. by H.D. Lewis, George Allen and Unwin, London 1956. Rist. in Logical Positivism, ed. by A.J. Ayer, The Free Press, New York, p. 345 sgg.

[2] Paul Wouters, La bottega del filosofo. Ferri del mestiere per pensatori debuttanti, Carocci, Roma, 2000.

[3] Platone, Fedone, 89 d. Subito dopo aggiunge: «non sarebbe dunque una condizione lamentevole questa, di uno che, pur essendoci qualche ragionamento vero e saldo e di cui sia pur possibile capire che è vero e saldo; per il fatto che poi egli venga a trovarsi dinanzi a ragionamenti i quali, benché siano sempre gli stessi, cioè veri o falsi, ora gli appariscono veri ora no, non già incolpasse se medesimo e la sua particolare imperizia, ma, per il piacere di liberarsi dal tormento di simile alternativa, finisse col respingere da sé quella ch’è unicamente sua colpa e la gittasse addosso ai ragionamenti stessi, e così oramai seguitasse tutto il resto della sua vita, odiando e maledicendo ogni ragionamento, e si privasse della conoscenza e della verità di ciò che realmente esiste.» (Platone, Fedone, 90 c-d).

[4] Cfr. A. Cattani, L’arte di trovare ragione. Argomenti da scoprire e argomenti da inventare, in Linguaggio/linguaggi. Invenzione/scoperta, a cura di R. Morresi, Il Calamo Edizioni, Roma, 2002.

Articolo successivo: Fare filosofia è argomentare (3)


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2 comments

  1. Se mi consente, con tutto il rispetto, non mi trovo d’accordo. Mi permetto di esprimere questo giudizio in quanto sono dottorando in filosofia. Io credo che quello da lei descritta è solo un modo di fare filosofia. Rispettabilissimo e con grandi ragioni dalla sua parte, per carità. Ma non sono affatto convinto che sia l’unico. E per la verità, nonostante le sue ottime intenzioni, esso finisce spesso (specie nell’Accademia) per scivolare in una sorta di intolleranza dogmatica, che proprio sulla dialogicità (come metodo) a tutti i costi si fonda. L’altro modo di fare filosofia, è secondo me quello di pensare c”ontemplando”, cioè penetrando intellettualmente la verità assoluta, e quindi prescindendo dal logos dialogico per approssimarsi all’intelletto (Nous) nella sua purezza. Esempi di questo modo di pensare nella storia della filosofia ce ne sono stati molti. Sicuramente lo hanno fatto il neoplatonismo e pensatori come Pitagora. E nuovi studi lasciano supporre che forse perfino Platone non ne sia stato poi lontano.
    In ogni caso questa è solo la mia opinione. Non pretendo che sia la verità.
    Saluti
    Vincenzo Nuzzo, Napoli-Lisbona

  2. Caro dott. Nuzzo,

    Certo, esiste anche la filosofia contemplativa.
    Ma esiste un “fare filosofia” contemplativo?
    Nel fare filosofia intervengono la cogitatio e la meditatio, per dirla con la Scuola di San Vittore. Il fare filosofia, a mio avviso, o è argomentativo (fatto di ragionamenti e di prove non dimostrative) o non è. Fare filosofia è un processo. La contemplatio è possesso o godimento (gnoseologico o mistico).
    La filosofia contemplativa è magari “la parte migliore”, quella che si è scelta Maria. È però Marta che sbriga le faccende d’ogni giorno.
    Sappiamo che Marta e Maria sono menzionate sempre insieme nei Vangeli: inseparabili e non contrapposte, operano in coppia ed insieme servono Gesù.
    Se per caso i suoi spostamenti “contemplano'” un passaggio a Padova, sarò di fare la sua conoscenza e discuterne a voce più diffusamente. La questione potrebbe essere anche un buon tema di dibattito per “Palestra di botta e risposta”.

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