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Note sull’origine storica del termine ‘filosofia’

Note sull’origine storica del termine ‘filosofia’

Set 02

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Introduzione

Quando si affaccia per la prima volta il termine greco ‘filosofia’? Difficile stabilirlo con precisione, la datazione è controversa. Di certo, esso compare tardi nella storia della filosofia. Né philosophia né i suoi derivati, come philosophos, philosophikos e philosophein (filosofare), sembrano ricorrere prima del VI-V sec. a.C. Per tale ragione, la maggioranza degli storici concorda che non se ne possa ascrivere l’uso ai pensatori “presocratici” del VII e VI secolo a.C. Anzi, come sottolineato da P. Hadot in Che cos’è la filosofia antica? (1998, p. 18):

tutto lascia supporre che queste parole facciano la loro comparsa solo nel V secolo.

Eppure, vi sarebbero rilevanti eccezioni che incrinerebbero tale teoria. Si tratta di un frammento attribuito a Eraclito e di alcuni riferimenti a una tradizione che farebbe capo a Pitagora: in entrambi i casi, si segnalerebbe l’uso del termine ‘filosofia’ prima del V sec. a.C. Se la datazione fosse confermata, queste evidenze costringerebbero gli studiosi a retrodatare la comparsa del termine, almeno di un po’.

Ciononostante, alcuni storici negano che si possa farla risalire a un’epoca precedente. Proviamo a ricostruire brevemente alcune ragioni che li spingono a tali conclusioni, senza la pretesa di affermare alcunché di definitivo né originale intorno a un dibattito delicato e molto specialistico.

Un frammento eracliteo

Il primo testo che metterebbe in crisi la teoria è una testimonianza che attribuisce a Eraclito di Efeso (VI-V sec. a. C.) le seguenti parole:

È necessario infatti che coloro che amano la sapienza [philosophus andras] siano certamente esperti di molte cose.

Tuttavia, bisogna precisare almeno due aspetti. Anzitutto, il termine ‘filosofo’ sembra usato per indicare un generale desiderio di sapienza, una passione per la ricerca che si concretizzerebbe nell’acquisizione di numerose esperienze. Dunque, Eraclito farebbe sì uso del termine ‘filosofia’, ma in un senso non tecnico, più o meno come quando, nei nostri discorsi quotidiani, usiamo vocaboli come ‘evoluzione’ o ‘stella’, senza riferirci all’uso specifico che ne fanno la biologia o l’astronomia.

In secondo luogo, ammettiamo pure che nel passo il termine sia usato in senso tecnico. Ebbene, in questo caso dobbiamo ricordare che il frammento di Eraclito non è autografo, ma è riportato negli Stromata di Clemente Alessandrino, un autore vissuto tra il II e il III sec. d.C. È possibile che Clemente abbia attribuito al filosofo di Efeso un termine che gli era sconosciuto, poiché attestato solo in epoche più tarde. Pertanto, non ci sarebbero ragioni stringenti per credere che questa occorrenza sia genuinamente eraclitea né, di conseguenza, per anticipare la comparsa del termine ‘filosofia’.

La tradizione pitagorica

Una seconda difficoltà per la teoria deriverebbe da una tradizione molto nota e antica, che attribuisce l’invenzione del termine a Pitagora di Samo (VI sec. a.C.). Questa convinzione, risalente all’astronomo platonico Eraclide Pontico (IV sec. a.C.), è riferita trecento anni dopo da Cicerone nelle Tusculanae disputationes:

Alcuni [uomini…] si dedicano con passione allo studio della natura, e questi – diceva Pitagora – si chiamano “amanti della sapienza”, cioè filosofi.

Anche Diogene Laerzio, nel proemio alle sue Vite e dottrine dei più celebri filosofi (II sec. d.C.), si richiama alla stessa tradizione:

Il primo che fece uso del termine “filosofia” e che chiamò sé stesso “filosofo” è stato Pitagora […]: nessuno, infatti, è sapiente tranne Dio […] mentre filosofo è colui che aspira alla sapienza.

In questi passi, a differenza del frammento eracliteo, pare trovarsi la “pistola fumante”. Da un lato, compare il termine ‘filosofia’, peraltro usato in senso tecnico, non generico; dall’altro, se ne attribuisce la paternità a una precisa figura storica. Dunque possiamo dichiarare chiusa la faccenda? In realtà, no: anche queste testimonianze vanno maneggiate con cautela. Sia Cicerone sia Diogene, infatti, scrivono molti secoli dopo Pitagora, quindi non è da escludere che gli attribuiscano l’introduzione di un termine coniato dopo di lui.

Inoltre, entrambi utilizzano una fonte “di seconda mano”, ossia non direttamente riconducibile a Pitagora, il quale non avrebbe scritto nulla. Il loro comune riferimento è il dialogo Sull’inanimata di Eraclide Pontico. Ora, ammesso pure che Cicerone e Diogene citino fedelmente Eraclide – tesi delicata da confermare, dato che il dialogo è andato perduto – si porrebbe di nuovo il problema dell’attendibilità della testimonianza: l’autore attribuisce a Pitagora parole che egli avrebbe potuto pronunciare, perché già in uso nella sua epoca?

Per rispondere a questa domanda, l’accenno al fatto che solo la divinità è sapiente – presente in Diogene ma non in Cicerone – sarebbe un elemento cruciale. Difatti, secondo alcuni scettici nei confronti della tradizione, la definizione del termine ‘filosofia’ come ‘tensione alla sapienza’ costituirebbe una delle principali prove a favore di un’introduzione tarda, quantomeno platonica, del vocabolo stesso. Ma anche questa conclusione non trova consensi unanimi, come illustrato da C. Riedweg in Pitagora. Vita, dottrina e influenza (2007, pp. 156-164).

Conclusione

La breve (e incompleta) analisi condotta ha cercato di esporre qualche ragione avanzata da alcuni storici per affermare che non abbiamo ragioni definitive per accertare l’occorrenza del termine ‘filosofia’ nell’epoca di Eraclito e Pitagora, nonostante certe fonti tardo-antiche sembrino indicare il contrario. Tuttavia, la mancanza di prove non può escluderlo irrevocabilmente: la ricerca storica su questo periodo poco noto della storia della filosofia, eppure così promettente di “ricchezze”, è ancora in corso.

Bibliografia

  • N. Abbagnano, Storia della filosofia, vol. I (2006)
  • H. Diels e W. Kranz, I presocratici. Testimonianze e frammenti (1997)
  • C. Esposito e P. Porro, Storia della filosofia antica e medievale (2010)
  • P. Hadot, Che cos’è la filosofia antica? (1998)
  • C. Riedweg, Pitagora. Vita, dottrina e influenza (2007)

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