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Plotino, Enneade I 6 [1: Sul bello], 3

Plotino, Enneade I 6 [1: Sul bello], 3

Feb 01

 

 

Brano precedente: Plotino, Enneade I 6 [1: Sul bello], 2

 
3. Riconoscerlo [il bello], ordunque, è ufficio della facoltà [la sensibilità] ad esso ordinata, rispetto alla quale nulla è maggiormente appropriato a giudicare le cose concernenti essa, quando anche l’altra parte dell’anima concerta il giudizio; forse, dunque, anche questa si pronuncia armonizzando l’oggetto con l’idea che ha presso di sé ed usandola per decretare il giudizio, come |5| s’usa un regolo per giudicare se l’oggetto è diritto.

Com’è, dunque, consonante quel che pertiene al corpo con quel che precede il corpo? Come dunque l’architetto, avendo armonizzato la casa esterna con l’idea interiore di casa, argomenta ch’è bella? Perché questo esterno è ‒ se si mettono da parte le pietre ‒ l’idea interiore divisa dalla massa esterna di materia, essendo unità indivisa apparente in una pluralità. Quando |10| quindi anche la sensibilità vede l’idea nei corpi incatenare e vincere la natura contraria, ch’è informe, librarsi egregiamente sulle altre forme, comprendendo in assemblaggio questa stessa idea divisa in più parti la riferisce ed introduce all’interno ormai indivisa e la dà, consonante ed |15| armonizzata, all’interiore [idea], ed amica; così come per un uomo buono è dolce l’apparire in un giovane di una traccia di virtù consonante col vero interiore.

Dunque la semplice bellezza d’un colore deriva dalla forma e dalla vittoria sul buio nella materia alla presenza di luce, ch’è incorporea e legge ed idea. Per ciò il fuoco in sé, in confronto agli altri corpi, |20| è bello: giacché ha rango d’idea rispetto agli altri elementi, s’interfaccia coll’alto nella posizione, è il più leggero dunque tra tutti gli altri corpi, siccome è accanto all’incorporeo, esso inoltre rimane solo nel non accogliere gli altri; gli altri, invece, accolgono esso. Loro infatti si scaldano, questo invece non si raffredda, ed è colorato primitivamente; gli altri, invece, |25| ricevono da lui l’idea del colore. Inoltre risplende e brilla, come se fosse un’idea. Quel ch’invece non prevale, sbiadendo alla luce, non è più bello, come se non partecipasse all’intera idea del colore. Ordunque, le armonie inapparenti, nell’ambito dei suoni, producono le apparenti [8] ed in questa maniera fan sì che il soggetto anima |30| percepisca l’intuizione del bello, indicando il medesimo in altro. È proprio, ordunque, delle [armonie] sensibili esser misurate dai numeri non in ogni rapporto, tutt’altro: quello che possa essere al servizio dell’azione dell’idea al fine di vincere. Ebbene, per quanto riguarda le bellezze nella sensibilità, che, ordunque, son immagini ed ombre che, come |35| scappando, arrivate alla materia, l’adornano, e che turbano apparendo, tanto basti.

 

Note

[8] Cfr. Eraclito, frammento B 54 DK.

 
La traduzione dal greco è stata condotta sul testo dell’editio minor di Henry-Schwyzer:
Plotini Opera, ediderunt P. Henry et H.-R. Schwyzer, 3 voll., Clarendon Press, Oxford 1964-82.

 
Brano seguente: Plotino, Enneade I 6 [1: Sul bello], 4

 

 


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