Temi e protagonisti della filosofia

Karl Marx visto dalla prospettiva di Friedrich Pollock (3)

Karl Marx visto dalla prospettiva di Friedrich Pollock (3)

Dic 10

 

Articolo precedente: Karl Marx visto dalla prospettiva di Friedrich Pollock (2)

 

3 Pollock contra Keynes

Ai tempi di Pollock si parlava sempre di più di economia di piano; questa forma di economia si è concretizzata nel capitalismo di Stato, una nuova forma dello spirito capitalista. Il capitalismo di Stato comincia quando lo Stato ha il controllo completo dell’economia di un paese e le stesse banche si trasformano in mere agenzie di Stato. Per redigere la critica di questa società, a questa forma di capitalismo, si deve comprendere da dove questo sia cominciato e quali siano i suoi fondamenti ideologici. Questi fondamenti li troviamo in Keynes e nella sua concezione dell’economia pianificata.

C’è una contraddizione nel capitalismo: la produzione è molta, ma la povertà persiste. Il pensiero di Keynes parte da questo, soltanto che non vuole rinunciare al sistema di Manchester (capitalismo). È interessante il riferimento a Manchester perché Marx scriveva nel Capitale a proposito di Manchester:

(…) il consumo della forza lavoro da parte del capitale è così rapido, che l’operaio di mezza età, nella maggioranza dei casi, ha già più o meno esaurito il proprio ciclo di vita: precipita nelle file dei soprannumerari, o da un gradino superiore viene declassata ad un gradino più basso. È proprio fra gli operai della grande industria, che ci imbattiamo nella durata di vita più breve: «Il dott. Lee, funzionario dell’ufficio di igiene di Manchester, ha rivelato che in quella città la durata media di vita della classe benestante è di 38 anni, quella della classe lavoratrice solo di 17. A Liverpool essa raggiunge i 35 anni per la prima, i 15 per la seconda. Ne segue che la classe privilegiata gode di una probabilità di vita (have a lease of life), più che doppia, che i suoi concittadini meno favoriti».

Keynes è il teorico per eccellenza dell’economia pianificata; l’economista pensava di risolvere il problema della povertà nel mondo del consumo, quindi il problema della disoccupazione involontaria, utilizzando la leva dell’offerta di moneta. Ci deve essere una banca centrale che stampi più soldi, questi soldi sono messi in circolo e l’obbiettivo di questa mossa sarebbe quello di aumentare il potere di acquisto per aumentare i consumi e far tornare la crescita. In pratica in un periodo di crisi economica Keynes direbbe che è lo Stato che deve creare i posti di lavoro, non aspettare che siano i privati a piovere dal cielo per farlo (o in altre parole, secondo un’espressione keynesiana: “puoi portare il cavallo al pozzo, ma non puoi costringerlo a bere”) [2]. Certo si potrebbe pensare che l’idea non sia cattiva, ma quello che denuncia Pollock è che i principi del capitalismo non sono caduti, ma sono conservati (ad esempio il principio del profitto) e che inoltre questo tipo di economia darebbe origine ad una società del controllo totale in cui lo Stato è al di sopra di ogni cosa e mette le mani ovunque [3] (ciò sembra qualcosa d’inattuale, ma l’economia cinese di oggi è proprio così o, come dice Sandra Heep, è una forma di economia keynesiana estrema). La possibilità di pilotare l’economia con l’offerta di moneta non era contemplata da Marx. Quando Marx parla di tesaurizzazione si riferisce solo ad un fenomeno di uscita del denaro dalla circolazione, denaro che viene accantonato dai capitalisti e non è di nuovo reinvestito. Marx sa che se c’è molto denaro in circolazione, ciò è indice di una società ricca, mentre il fenomeno della tesaurizzazione non può che muovere contro. Keynes prevede una politica di aumento e inserimento del denaro nella circolazione, quindi anche del denaro che entra. Questo è uno strumento per pilotare l’economia, l’economia di piano ha quel fine, conservando contemporaneamente l’obbiettivo del profitto. Rispetto ai tempi di Marx, Pollock ci sta dicendo che molte cose sono cambiate, mentre altri fenomeni forse si sono accentuati. Per esempio lo sviluppo tecnologico arrivando all’automazione potrebbe permettere forse di costruire una società senza lavoro, o comunque di aumentare la produzione eliminando il problema della fame. Il punto è che la forma del capitalismo o almeno le sue finalità nonché la sua logica non sono affatto cambiate, anzi la scomparsa della concorrenza, nonché una forma di razionalizzazione della logica di mercato, secondo Pollock, non sono segni di un capitalismo che cede, ma al contrario di un capitalismo ancora più compiuto, che si libera di alcuni lacci a lui sconvenienti.

Un lavoro come quello di Pollock non può che farci pensare: adesso, nella nostra economia malata o “shock economy”, per dirla alla Klein, indagini e studi di questo tipo sarebbero di grande utilità per aiutarci come carte topografiche del nostro mondo economico contemporaneo. Tutto muta, il pensiero di Marx va sempre collocato nel suo tempo, il nostro compito è continuare a fare la storia della critica.

 

Note

[1] K. Marx, Il Capitale, Utet, Torino 2009, vol. I, pp. 816- 817.

[2] Durante la crisi attuale sono state fatte molte politiche neoliberiste sul lavoro, come ad esempio il Jobs Act. Queste politiche però mirano solo ad attirare capitale privato, siliconando l’economia con denaro, per esempio facendo pagare meno tasse a chi assume a tempo determinato, ma questo non ha dato risultati e quei pochi che ha dato dureranno per poco, perché poi ci vorrà altro denaro e altro silicone.

[3] La scuola di Francoforte pensa che l’economia di piano sia la stessa del nazismo, dell’U.R.S.S. e anche della democrazia totalitaria americana.

 

Bibliografia

W. Benjamin, I passages di Parigi, Einaudi, Torino 2002.

K. Marx, Il Capitale, Utet, Torino 2009, vol. I.

F. Pollock, Teoria e prassi dell’economia di piano. Antologia degli scritti 1928-1941, De Donato, Bari 1973.

 

Articolo iniziale: Karl Marx visto dalla prospettiva di Friedrich Pollock (1)

 

 


Ti è piaciuto il post? Dona a Filosofia Blog!

Cliccando sul pulsante qui sotto puoi donare a Filosofia Blog una piccola cifra, anche solo 2 euro, pagando in modo sicuro e senza commissioni. Così facendo contribuirai a mantenere i costi vivi di Filosofia Blog. Il servizio di donazioni si appoggia sul circuito il più diffuso e sicuro metodo di pagamento online, usato da più di 150 milioni di persone. Per poter effettuare la donazione non è necessario avere un account Paypal, basta avere una qualsiasi carta di credito o Postepay. Grazie!

Leave a Reply