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Testimonianze filosofiche su Anassagora (14)

Testimonianze filosofiche su Anassagora (14)

Ott 14

 

 

Articolo precedente: Testimonianze filosofiche su Anassagora (13)

 

Lanza a 100a

Aristoteles, Protrepticus, fr. 5 Ross: Per quanto riguarda il fine [peri tou telous] concordano [homologousi] pressappoco tutti coloro che sembrano averlo perlustrato molto accuratamente [ēkribōkenai]. Gli uni affermano infatti che è la scienza delle cose ingiuste e delle giuste e delle cose cattive e delle buone, che è simile alla geometria ed alle altre cotali, gli altri che è lo studio della natura e della verità quale [tēn peri phuseōs te kai tēs toiautēs alētheias phronēsin hoian] escogitarono [eisēgēsanto] Anassagora e Parmenide.

Aristot. Metaph. 1091b 8: Poiché quelli [hoi] di loro che, ecco, han mescolato [memigmenoi] col non parlare miticamente di tutti gli argomenti [tō(i) mē muthikōs panta legein], come Ferecide ed alcuni altri, pongono il primo generatore come ottimo [to gennēsan prōton ariston titheasi], ed anche i magi ed alcuni dei sapienti posteriori come Empedocle ed Anassagora, il primo rendendo [poiēsas] elemento l’amore, il secondo rendendo principio l’intelletto.

Aet. V 20, 3: Anassagora dice che tutti gli animali hanno la ragione attiva [logon ekhein ton energētikon], mentre non hanno la ragione, cioè l’intelletto, passiva, quella definita interprete dell’intelletto [ton pathētikon, ton legomenon tou nou hermēnea].

Diels-Kranz 59 A 102

Aristoteles, De partibus animalium, 687a 7: Anassagora quindi afferma che per il fatto d’avere mani l’uomo è il più intelligente [dia to kheiras ekhein phronimōtaton einai] degli animali; sarebbe invece logico [eulogon] assumere [lambanein] che gli sono proprie le mani per il fatto di essere il più intelligente. Le mani infatti sono uno strumento [organon], la natura, dunque, sempre distribuisce [dianemei], come un uomo intelligente, a ciascuno ciò che è capace d’usare [hekaston tō(i) dunamenō(i) khrēsthai].

Galenus, De usu partium, I 3: Come l’uomo è il più sapiente degli animali, così possiede strumenti adatti ad un animale sapiente. Infatti non per il fatto che ebbe mani è il più sapiente, come argomentava Anassagora, ma per il fatto che era il più sapiente ebbe mani, come Aristotele afferma avendo la nozione più corretta.

Diels-Kranz 59 A 112

Aet. V 10, 23: Gli epicurei affermano che i viventi si generano da trasformazione dell’uno nell’altro [ek metabolēs tēs allēlōn gennasthai]: essi infatti sono parti [merē] del cosmo, come affermano anche Anassagora ed Euripide:

Terra massima ed Etere di Giove,
egli d’uomini e di dèi genitor,
ed ella le umide gocce di pioggia
accogliendo partorisce i mortali,
e partorisce il pasto e stirpi di fiere,
donde non ingiustamente
madre di tutti è considerata.
Vanno dunque indietro
i nati dalla Terra alla Terra,
invece i germogli d’etereo seme
ritornano alla celeste cupola:
nessun dunque muore dei generati,
ma, discreto l’uno dall’altro,
altra forma ostenta.

 

Brano iniziale: Frammenti di Anassagora (1)

 

 


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