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Testimonianze filosofiche su Anassagora (9)

Testimonianze filosofiche su Anassagora (9)

Set 27

 

 

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Diels-Kranz 59 A 53

Simpl. Phys. 461, 20: Perciò Anassagora non afferma che si può rendere tutte le cose discrete [endekhesthai panta diakrithēnai]: infatti la discriminazione non è totale dilacerazione [pantelēs diaspasmos]. Perciò non è possible separare l’andatura o il colore o in generale le affezioni e le condizioni dai soggetti [badisin ē khroan ē holōs ta pathē ē tas hexeis khōristhēnai tōn hupokeimenōn].

Diels-Kranz 59 A 54

Aet. I 17, 2: I seguaci di Anassagora e di Democrito dicono che le mescolanze si generano per giustapposizione degli elementi [tas kraseis kata parathesin gignesthai tōn stoikheiōn].

Diels-Kranz 59 A 55

Plato, Cratylus, 413 C: Ed il giusto, quello che [to dikaion, ho] Anassagora dice [legei] essere l’intelletto [noun einai touto]: afferma infatti che, essendo egli il solo arbitro e non essendo mescolato a nulla, egli ordina tutte le cose transitando dappertutto [autokratora gar auton onta kai oudeni memeigmenon panta phēsin auton kosmein ta pragmata dia pantōn ionta].

Diels-Kranz 59 A 56

Aristot. Phys. 256b 24: Perciò anche Anassagora correttamente argomenta l’impassibilità dell’intelletto, affermando anche che è non mescolato [orthōs legei ton noun apathē phaskōn kai amigē einai] perché lo fa [poiei] essere principio del movimento [kinēseōs arkhēn]. Così, ecco, potrebbe muovere solo essendo immobile e dominare solo essendo non mescolato [houtō gar an monōs kinoiē akinētos ōn kai kratoiē amigēs ōn].

Lanza A 56

Aristot. Metaphys. 1072a 4: Che l’atto sia anteriore [hoti d’ energeia proteron] lo testimonia Anassagora (l’intelletto è infatti atto).

Diels-Kranz 59 A 57

Clem. Str. II 14: Anassagora per primo stabilì l’intelletto al di sopra delle cose [epestēse ton noun tois pragmasi]. Ma neppure lui indagò la causa efficiente, descrivendo alcuni vortici inintenzionali concomitanti all’inattività ed all’inintenzionalità dell’intelletto [etērēse tēn aitian tēn poietikēn, dinous tinas anoētous anazōgraphōn sun tē(i) tou nou apraxia(i) te kai anoia(i)].

Diels-Kranz 59 A 58

Aristot. Metaphys. 984b 15: Chi dunque disse che è insita [eneinai], come negli animali, anche nella natura, la causa del cosmo e d’ogni ordinamento [en tē(i) phusei, ton aition tou kosmou kai tēs taxeōs pasēs], apparve sobrio a paragone dei pensatori precedenti [legontas tous proteron]. Ebbene, abbiam chiaramente visto che Anassagora s’è applicato in questi argomenti, ma il clazomenio Ermotimo ha fama d’averlo detto prima.

Lanza A 58

Aristot. Metaphys. 988b 6: Quello in vista di cui ci son le azioni ed i mutamenti ed i movimenti lo dicono in qualche modo causa, benché non lo definiscano così né dican di quale natura sia [to d’ hou heneka hai praxeis kai hai metabolai kai hai kinēseis tropon men tina legousin aition, houtō de ou legousin oud’ honper pephuken]. Infatti, coloro che parlano dell’intelletto o dell’amicizia come bene, pongono, sì, queste cause, dicono però non che in vista, ecco, di questi o è o si genera qualcuno degli enti, ma che da questi sono prodotti i movimenti [hoi men gar noun legontes ē philian hōs agathon men tautas tas aitias titheasin, ou mēn hōs heneka ge toutōn ē on ē gignomenon ti tōn ontōn, all’ hōs apo toutōn tas kinēseis ousas legousin].

Ibid. 1075b 8: Anassagora invece dice principio il bene in quanto motore [hōs kinoun to agathon arkhēn]: l’intelletto infatti muove [kinei]. Ma muove in vista di qualcosa, cosicché è altro dal fine [heneka tinos hōste heteron], a meno che noi non argomentiamo: la medicina, ecco, è in qualche modo [pōs] la salute. Assurdo [atopon], dunque, è anche non aver fatto cenno al contrario al bene [to enantion mē poiēsai tō(i) nō(i)] e all’intelletto.

Lanza A 59

Aristot. Phys. 250b 23: Se dunque è ammissibile che in qualche tempo nulla si muova, è necessario che questo avvenga in due modi: o infatti, come Anassagora argomenta [legei] (egli, ecco, afferma che, essendo tutte le cose insieme ed in quiete per il tempo infinito, l’intelletto introdusse il movimento e discriminò [homou pantōn ontōn kai ēremountōn ton apeiron khronon, kinēsin empoiēsai ton noun kai diakrinai])…

Diels-Kranz 59 A 59

Simpl. Phys. 1185, 9: Eudemo rimprovera Anassagora non solo perché dice che il movimento che prima non c’era a un certo punto iniziò [mē proteron ousan arxasthai pote legei kinēsin], ma anche perché ha tralasciato di parlare del suo permanere oppure a un certo punto cessare [peri tou diamenein ē lēxein pote parelipen eipein], anche se la cosa non era chiara. «Che cosa infatti vieta [kōluei]», dice, «di opinare che una volta tutte le cose son state arrestate dall’intelletto, così come egli disse che le abbia mosse [doxai pote tō(i) nō(i) stēsai panta khrēmata, kathaper ekeinos eipen kinēsai]?». Anche di questo, dunque, Eudemo accusa Anassagora: «Com’è ammissibile che vi sia qualche privazione precedente all’opposta proprietà [sterēsin tina proteran einai tēs antikeimenēs hexeōs]? Se infatti la quiete [hē ēremia] è privazione di movimento [sterēsis kinēseōs], allora non può esservi prima del movimento [ouk an eiē pro tēs kinēseōs]».

Diels-Kranz 59 A 60

Aristot. Metaph. 1056b 28: Perciò non rettamente Anassagora si distanziò dal vero [apestē] dicendo che «insieme tutte le cose erano, infinite sia per quantità sia per piccolezza» [DK 59 B 1]. Doveva invece dire «in scarsezza [oligotēti]» anziché «in piccolezza»: non eran infatti infinite, perché lo scarso si definisce non per l’uno [ou gar apeira, epei to oligon ou dia to hen]. come alcuni professano, ma per il due.

 

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