Temi e protagonisti della filosofia

Anima e spirito dalla scuola naturalista allo Stoicismo

Anima e spirito dalla scuola naturalista allo Stoicismo

Mag 26

 
Articolo precedente: La natura dell’anima umana da Omero all’Orfismo

 
Il primo filosofo che affronta razionalmente, senza quindi ricorrere ad una spiegazione mitica, la ricerca del principio generatore è Talete (VII-VI sec. a.C.). Egli individua l’ἀρχή nell’elemento “acqua”. Questo principio crea tutta la realtà, ne determina il divenire, e la fa anche tornare a sé. Lo sforzo di dare risposta razionale alla ricerca di tale fondamento caratterizza il lavoro di tutti i filosofi della scuola naturalista.

Anassimene (VI sec. a.C.) lo identifica invece con l’“aria” collegandone il significato proprio al sostantivo psyché:

Come l’anima nostra, che è aria, ci tiene insieme, così il soffio e l’aria abbracciano tutto il mondo (Frammento 2).

È probabile che in questo passo Anassimene alluda a ciò che in seguito i Greci chiamarono pneûma, ossia quel vento caldo che esala il corpo con l’ultimo respiro (il principio della vita).

Anassagora (V sec. a.C.) costituisce invece un caso isolato nel panorama della filosofia presocratica. Egli sostiene che il cosmo è governato da un’Intelligenza, il noûs:

Le altre cose partecipano del tutto, ma l’intelletto è illimitato, indipendente e non mescolato a cosa alcuna, ma sta da solo in se stesso. […] È infatti la più sottile e la più pura di tutte le cose e possiede completa conoscenza di tutto e ha un enorme potere. Su tutte le cose dotate di spirito vitale, sia le maggiori che le minori, l’intelletto signoreggia. Anche sull’intero movimento rotatorio l’intelletto esercitò il suo influsso, così da avviarlo fin da principio (Frammento 12).

Nessuno dei filosofi precedenti aveva mai avanzato l’ipotesi che alle origini del cosmo potesse esserci una mente cosciente e consapevole, un principio originario dotato di grande forza e indipendenza.

La nozione di pneûma sarà portata a compimento dallo Stoicismo che lo definisce sostanza capace di muoversi da sola, un «fuoco sottile» scrive Plutarco nel De stoicorum repugnantiis, un soffio animatore che informa e ordina tutta la materia imprimendole un divenire razionale grazie ai logoi pneumatikoí, le “ragioni creatrici” (cfr. Diogene Laerzio, Vite dei filosofi, VII, 156-157).

Tale principio − di natura materiale − è presente in ogni realtà corporea, anche e soprattutto in quella umana. Questa convinzione persiste, pressoché invariata, sino all’epoca medievale dove si riteneva che questa sostanza sottilissima e vitale pervada determinati organi permettendo il movimento: pneûma zotikón, cuore e vasi sanguigni, e pneûma psychikón, localizzato nel cervello e nei nervi. Tale elemento pneumatico è presente nell’uomo come principio della sua costituzione naturale ma è anche parte consustanziale della realtà divina:

Ora la ragione non è che una particella dello Spirito Divino infusa nel capo dell’uomo (Seneca, Lettere a Lucilio, I).

Anche il cosmo, pensato per analogia come un immenso organismo vivente, è animato dallo pneûma quale principio eterno, materiale e razionale, causa di coesione armonica fra le parti e garanzia di unità del tutto.

Bibliografia

  • E. SEVERINO, La filosofia dai Greci al nostro tempo, I , BUR, Milano 2004.
  • A. BROMBIN, Il respiro dell’anima. Distinzione teologico-filosofica tra anima e spirito, Aracne Editrice, Roma 2014.

 

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